domenica 5 giugno 2011

Il più bello del mondo




Un giorno mi è stato chiesto: "Qual è il cane più bello del mondo?".
Io ho risposto:" Il cane più bello del mondo è il mio".
"E tu" hanno insistito" che cane possiedi?"
"Nessun cane" ho detto. "Attualmente non ho cani, a motivo di determinare congiunture familiari. Ma è certo che se ne avessi uno, o due, o tre, sarebbero i cani più belli del mondo."
"Questo è uno scherzo, un paradosso. Non è una risposta ragionevole.”
E io: “ Nemmeno per idea. Se tu diventi padrone di un cane, non importa di che razza, può essere anche un povero derelitto bastardo,  anzi mi auguro che sia proprio così perché quelle sono le bestiole più buone e intelligenti, e può darsi che sia minorato, con  una zampa sifolina, un orecchia sbilenca, o il pelo ispido e guasto, o la coda pendola e sfiduciata, né lupo né bracco né levriere né molosso né terranova, bensì stirpe indifferenziata e incertissima, quello, ricordati, sarà il cane più bello del mondo. Questo perché –continuai- a differenza di tutti gli altri animali compresi perfino i maiali che sono persone di alto cervello, compresa la maggior parte degli uomini, la bellezza del cane è essenzialmente spirituale e non fisica. Tant’è vero che sono ritenuti bellissimi certi cani che sono l’opposto dei classici paradigmi estetici come i bulldog, i boxer, i bassethound, i carlini, per citare i primi che mi vengono in mente”.
“E allora” mi è stato obbiettato” come mai si fanno in tutto il mondo, tranne che in Russia e in Cina concorsi canini di bellezza?”
Al che io:” Quelle sono sagre basate esclusivamente sulla vanità e sugli interessi degli allevatori. Ma la vera bellezza del cane è un’altra  è un fatto dello spirito, e tu la riconosci negli occhi del cane che ti fissa , precisamente il tuo cane, non nella sagma più o meno elegante, o nella morbidezza del pelo, e neppure nello stile delle movenze, bensì nello sguardo terribile, tenero e profondo di quella creatura che ha bisogno di te, che si trova bene con te, che ti ama sopra ogni cosa al mondo – perfino più degli ossi di bue – e che di tanto in tanto ti trasmette il messaggio di un mondo a noi sconosciuto”.
Dino Buzzati